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Immaginiamo che in una scuola superiore ci siano 5 ultime classi, 100 studenti di diciotto anni. 500 (bonus previstro dal nostro per ogni diciottenne) per 100 fa 50mila. 50mila euro. Magari con quei soldi si può allestire una ricca biblioteca; riparare, se vi è bisogno, o meglio attrezzare la palestra; fare un bel piano di gite culturali; acquistare nuovo materiale didattico; rafforzare l’insegnamento linguistico; etc. etc. etc. Cioè, si possono fare cose di cui tutti gli studenti possono usufruire e che in alcuni casi potranno durare nel tempo.

Però, vuoi mettere lo studente che ha appena intascato 500 euro (povero o ricco o ricchissimo che sia) e che se li è potuti spendere come meglio gli è parso (certo, consumi culturali, ma la categoria è un po’ generica, diciamo ….) come sarà grato al dispensatore di bonus quando per la prima volta sarà chiamato a votare? E magari contenti pure babbo e mamma, ai quali magari sarà arrivato l’altro bonus acchiappavoti di 80 euro.Poi, certo, con i soldi pubblici sarebbe bello se invece che comprare il consenso si fornissero servizi pubblici. Ma qui passa la differenza tra governare e stare al governo.

1 thoughts on “Breve e triste considerazione sul bonus ai diciottenni

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