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Narciso non ha detto nulla, ma si è specchiato nello stagno degli applausi dei fedeli amministratori, che gli hanno restituito così l’immagine riflessa dei suoi boccoli biondi. Non ha detto nulla, ha motteggiato, sfidato, battuteggiato. Non ha detto nulla, ha evocato piccole storie per emozionare; macchiettizzato l’Unione europea per indignare; pavoneggiato con i successi (pretesi) per esaltare; minimizzato gli insuccessi con simulata autoironia per rassicurare. Non ha detto nulla dei suoi prossimi passi nella piccola politica, perché le sue tattiche si decidono di giorno in giorno; non ha detto nulla di cosa pensa della grande politica, perché probabilmente non pensa nulla. Ha detto bello, bellezza, orgoglio, speranza, ripartenza – non dicendo nulla.

Ha fatto intendere: che il futuro è solo lui, che vale la pena solo di parlare di lui-futuro e di lui-passato prossimo, leader di un governo strabiliante; il presente non c’è. C’è solo la sospensione, un tempo sospeso che non è, in attesa del suo ritorno, atteso, il ritorno di Narciso. Ha fatto intendere che è vero ciò che si dice essere vero al momento: legge elettorale madre di tutte le leggi ieri, specchietto per le allodole oggi; ogni nuova partita di poker ha la sua narrazione.

Narciso ha un solo progetto: sé stesso. E poiché è Narciso, pensa davvero che potrà fare grandi cose, così come pensa davvero di averle fatte, ma poiché questa convinzione non può mai vacillare bisogna oscurare gli specchi che non riflettono l’immagine splendente, e cercare gli specchi giusti. Le assemblee-stagno, ad esempio; i cortigiani compiacenti, ad esempio. E poi c’è quel meraviglioso specchio per i potenti che è la grande stampa italiana, che anche se parli per un’ora senza dire nulla, senza esprimere una sola idea, riesce a fare i titoli su quello che hai detto. Sino a quando non comincia a incrociare altri equilibri di potere … e improvvisamente ti dice che non sei più tu, Narciso, il più bello del reame, ma Biancaneve.

Narciso rivuole il suo palcoscenico. Lo ha lasciato per un momento ad un amico, ma mai fidarsi troppo degli amici. Deve tornare in fretta. Deve tornare in fretta per riprendere la narrazione di Narciso il riformatore, perché narrare è vivere, il narrato è reale.

Non c’è alcun progetto, solo un’ambizione allo specchio. Ma in pochi hanno l’onestà e il coraggio di dirlo. Sino a che Narciso non scivolerà definitivamente nello stagno. E allora si moltiplicheranno lezioncine e sermoni di quelli che non hanno mai capito granché, se non da che parte conviene stare. Sarebbe bello se nello stagno ci finissero pure loro.

6 thoughts on “Narciso rivuole il suo palcoscenico

  1. Grazie, Professoressa Ventura. Non resta che confidare nella saggezza di Mattarella – per armonizzare almeno le leggi elettorali di Camera e Senato – e nella compostezza di Gentiloni – per dimostrare, anche in chiave futura, che il centro sinistra dispone di leader con uno stile ben diverso da Renzi.

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