A qualcuno forse questa breve nota parrà stupida, e forse lo è, ma immersa nella lettura di un bel libro su Emmanuel Macron (“Emmanuel Macron. Le banquier qui voulait être roi” ) mi imbatto nella descrizione di un episodio che mi lascia tra lo stupito e il divertito: «Non è possibile» penso tra me e me. E poi: «Come Renzi!».
Vado subito a cercare un libro dedicato a Renzi del 2014, a cura del Quotidiano nazionale, nel quale ricordavo esserci la foto di un Renzi giovanotto, e Presidente della Provincia di Firenze, intento a far flessioni. Trovo la foto, trovo il passaggio che racconta quella serata tra amici (17 settembre 2008), tra i quali Lotti, Nardella e Carrai, e della scommessa del futuro premier:
«Mi candido a sindaco» esclamò dunque Matteo spiazzando gli amici. «Sieee…» risposero, quasi in coro, i suoi fedelissimi. «Vabbè, se fai 20 flessioni di seguito ci crediamo». Matteo non disse niente e si piegò. 1, 2, 3 … e fino a 20. «Ora ci credete bischeri … Lo vedete che sono convinto. O volete che continui?
La scena si sposta avanti nel tempo e dalla sede dell’associazione «Noi link» all’Eliseo: accade qualcosa di simile. E’ il 2012, Macron è segretario generale aggiunto presso la Presidenza, ovvero Hollande. Verso sera si ritrova ogni tanto con alcuni consiglieri del Presidente, in modo disteso e informale:
Si scherza, si ride, ci si prende anche in giro. Come quel giorno in cui Emmanuel Macron fa piegare in due dalle risate il gruppetto prima di una riunione estremamente seria. Sfidato a fare 20 flessioni di seguito, stupisce i suoi colleghi. «Voi credete che non ne sia capace!» gli replica come farebbe un bambino, prima di mettersi bocconi in abito e cravatta e di dimostrare loro il contrario.
Le storie non sono identiche, ma quelle 20 flessioni, la sfida … le due ambizioni.
Forse ci dicono qualcosa, ad ognuno la sua interpretazione.