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Da QN – Quotidiano Nazionale, 16 dicembre 2017, p. 12

 

Mentre il giovane presidente Emmanuel Macron continua ad essere sotto la luce dei riflettori, nazionali e internazionali, il suo movimento ‘La République en Marche’ appare un po’ in ombra e i segnali che giungono dal partito personale di Macron riguardano problemi di visibilità, radicamento, coordinamento. Insomma, questa realtà sorta per portare il proprio leader all’Eliseo ora stenta a consolidarsi e i suoi membri a trovare un perché alla loro appartenenza. È quanto emerge, ad esempio, da un’inchiesta condotta da Le Monde e pubblicata il 14 dicembre sul gruppo parlamentare di En Marche all’Assemblea Nazionale. Secondo il più importante quotidiano francese, infatti, circa un terzo dei deputati macroniani si sentirebbe scombussolato e demoralizzato, non comprendendo bene la propria utilità. E questo riguarda soprattutto i novizi, in particolare quelli provenienti dal mondo del privato. A questo proposito, è bene ricordare che le elezioni legislative del 2017 hanno prodotto un ricambio parlamentare impressionante, inedito nella V Repubblica, con il 70% di eletti che non erano mai stati parlamentari. Di questi, due terzi sono della République en Marche. La gran parte di questi novizi giunti sull’onda del successo di Macron, poi, provengono in gran parte dalle classi superiori e dal settore privato. Il malessere pare avesse cominciato a manifestarsi già nel mese di agosto, ma ora le cose non sono migliorate, nonostante i tanti incontri di ‘coaching’, organizzati dal capogruppo Richard Ferrand. Secondo Le Monde, molti professionisti abituati a più che buoni guadagni e a trarre risultati concreti dal proprio lavoro, cominciano a domandarsi quale sia il loro ruolo, oltre a quello di alzare il braccio.

E’ evidente che la mobilitazione e l’entusiasmo creati dall’outsider Macron avevano poggiato sull’illusione di molti di poter partecipare ad una nuova ed entusiasmante avventura per cambiare la Francia. Ma il lavoro nelle istituzioni e i processi politici sono complessi, richiedono tempi lunghi e pazienza. E ai parlamentari è, nel migliore dei casi, richiesto un lavoro nell’ombra, molto specializzato, insieme a quello di sostegno al leader. E forse è proprio questo il problema. La politica oggi è soprattutto una politica sbilanciata sulla figura del leader, l’intendenza che deve seguire è, appunto, intendenza (a parte pochi colonnelli che circondano il comandante) e quando termina l’entusiasmo della campagna elettorale, non meraviglia poi che le ‘truppe’ comincino a chiedersi se non siano altro che massa di manovra. Specialmente se non hanno una propria storia politica e un proprio radicamento (di nuovo: tra i deputati di En Marche i ‘notabili’, legati al territorio, sono una esigua minoranza).

Inoltre, vediamo, qui, il ripetersi di un malinteso di questa fase storica. Ovvero, l’idea che la politica sia essenzialmente presa del potere e poi gestione degli affari pubblici come se ci si trovasse in un’azienda. Non è così. E questo lo sanno i professionisti della politica. Che però tra le file dei deputati di Macron sono un gruppo minoritario. Il disorientamento di tanti nuovi deputati, insieme ai malesseri che stando alle cronache sono piuttosto diffusi al livello locale del movimento, così come la sua difficoltà a radicarsi su un territorio dal quale non è sorto, costituiscono un po’ la vendetta della politica contro la pretesa di rinnovarla trasformandola in ciò che non è. Ma non è detto che anche gli adepti del nuovo presidente, e forse anche il nuovo presidente, con il tempo non apprendano.

 

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