L’antefatto. Con la riforma del processo penale approvata questa estate ed entrata in vigore il 4 agosto, lo stalking, tra altri reati, è risultato tra quelli per i quali è applicabile l’estinzione del reato per sanzione riparatoria. Dopo che molte voci allarmate e contrarie, dall’avvocato Giulia Buongiorno, al centro-destra con Mara Carfagna, ad associazioni che tutelano donne vittime di violenze e stalking, si erano levate; dopo che queste voci sono a lungo rimaste inascoltate nel Pd e dal ministro Orlando. Dopo tutto questo, qualche settimana fa, a Torino, un imputato per stalking ha goduto dell’estinzione del reato grazie all’offerta di 1500 euro, peraltro non accettati dalla vittima, come risarcimento. Ciò grazie alla riforma di cui sopra. La vicenda ha destato scandalo. Ecco allora che la volontà di correggere l’errore (che dopo le tante e diffuse proteste aveva preso forma anche con un emendamento della senatrice PD Puglisi qualche giorno prima dei fatti di Torino) si è consolidata e si è trovato un accordo, da parte di FI, M5S e Pd , in Commissione giustizia (Camera) sull’emendamento già presentato a luglio da Mara Carfagna e che esclude lo stalking dai reati cancellabili con risarcimento. Bene. Anzi, non proprio molto bene, perché l’intervento legislativo ex-post e reattivo alle pressioni mediatiche non è mai buona cosa e dal legislatore ci si attenderebbe anche una minima capacità di previsione e valutazione di impatto. Ma tant’è.
Nel frattempo il sottosegretario Maria Elena Boschi si deve essere ricordata di essere titolare di una delega alle Pari Opportunità e così, subito dopo, la mattina del 9 novembre deposita a nome del governo un emendamento per raggiungere il medesimo obiettivo. E naturalmente dà subito pubblicità alla cosa, attribuendosene il merito. Così scrive su FB:
“Questa mattina ho presentato a nome del Governo un emendamento per escludere il reato di stalking dal novero dei reati estinguibili con condotta riparatoria, vale a dire quei reati estinguibili anche tramite il risarcimento alle vittime.Noi siamo convinti che lo stalking non possa essere considerato alla stregua di altri reati.Non è un reato come un altro per tutte quelle donne che ogni giorno hanno paura di uscire di casa e la cui dignità è stata lesa in profondità per il resto della vita.”
Buona ultima dopo le proposte già avanzate da due senatrici di Articolo-1 Mdp e, appunto, da Mara Carfagna.
La propaganda. Lo stesso giorno il Partito democratico posta su Twitter e Facebook una cartolina con sfondo nero, il viso di Maria Elena Boschi e il seguente testo:
“Lo STALKING NON È un reato RISARCIBILE”
Giusto. Ma non lo era neanche quando è stata approvata la riforma del processo penale. Come al solito, come si diceva sopra, il solito modo di affrontare le politiche in Italia: reattivo. Giusto, ma, sempre come si diceva sopra, il governo, come è stato ad esempio osservato dopo la pubblicazione della cartolina da Chiara Geloni su FB (il “famoso emendamento serve a correggere un errore in un’altra legge, un errore fatto dal Pd e da molti ripetutamente e vanamente segnalato”) è semplicemente corso ai ripari dopo aver commesso un errore. Dunque, quell’affermazione così perentoria, dal tono ultimativo, che pare voglia deplorare chi ha reso “lo stalking un reato risarcibile”, ovvero la stessa riforma Orlando, appare piuttosto fuorviante. Omissiva. Ora, che lo storytelling politico deformi la realtà, ometta, imbelletti, illumini e oscuri a seconda dell’interesse del “narratore” è cosa nota e inevitabile. Ma, come sempre, è questione di “grado”. E, soprattutto, oggi che raccogliere informazioni su fatti palesi come un processo decisionale pubblico (per lo meno su aspetti quali dichiarazioni pubbliche, deposito di emendamenti e così via) è cosa semplice e che richiede davvero poco tempo, proporre letture ingannevoli può rivelarsi un boomerang. Tanto più quando si è sotto l’occhio dei riflettori e il piccolo inganno può essere reso noto prontamente e diffusamente sui social.
L’immagine. La “cartolina”, poi, accompagna la perentorietà e severità del messaggio con una immagine che vorrebbe essere potente, quasi drammatica. Una immagine che vorrebbe trasmettere estrema serietà e determinazione, oltre che comprensione del dramma che vivono le donne che subiscono stalking. Essa utilizza una icona e ambisce ad essere iconica. Protagonista è il volto di Maria Elena Boschi, che ha costruito il proprio “personaggio” anche attraverso l’immagine di colei che porta “benessere”, “bontà” (ricordate il viaggio in Congo?), “buona politica”. Icona della buona politica renziana, è utilizzata per mettere in scena (o, meglio, in posa) la determinazione della politica del Pd.
Ma cosa, davvero, comunica quella immagine? Una immagine può essere variamente interpretata, ma vi sono dei segni che possono essere rivelatori. Per meglio comprendere ho interpellato una collega, esperta di comunicazione, la semiologa Giovanna Cosenza, dell’Università di Bologna. Innanzitutto, mi ha fatto notare Cosenza, essa esprime una evidente contraddizione con un messaggio che vorrebbe implicare attenzione e empatia verso chi subisce molestie. L’immagine è patinata, vi è nella sua costruzione una accentuata estetizzazione. Questa si esprime innanzitutto attraverso il richiamo evidente ad un’opera d’arte, La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. Boschi è chiaramente in posa, luci e colori studiati, colori probabilmente ritoccati. Ma la modella di Vermeer avrebbe rappresentato meglio il messaggio, con la dolcezza dell’espressione colta nella sua spontaneità, l’acconciatura da popolana. Invece l’immagine di Boschi, osserva sempre la semiologa di Bologna, con il mento sollevato e la bocca leggermente corrucciata sembra esprimere sdegno, disprezzo. Verso chi? Verso gli stalker, o verso chi ha reso lo stalking un reato risarcibile (ovvero il suo stesso governo)? Certo è che si tratta di una espressione che allontana, inquieta, tanto più che lo sguardo è inespressivo (una posa, appunto). Estetizzazione ed espressione del volto non producono, dunque, alcuna empatia. L’estetizzazione stona rispetto all’argomento (la violenza sulle donne). L’atteggiamento sprezzante lascia distanti e perplessi. Altra stonatura si ritrova poi in quell’acconciatura fin troppo curata, da signora borghese. Quasi a dire, nulla può risarcire una donna come me. Quando a non essere risarcibile è il male fatto a qualunque donna. Infine, e per giunta, un messaggio che riguarda le molestie delle quali sono vittime le donne è veicolato attraverso un bel volto di donna che la foto rende ancora più bello e sofisticato. Insomma, un disastro.
A ciò possiamo aggiungere che ci troviamo di fronte alla solita “personalizzazione” delle iniziative politiche. Con l’iniziativa politica che viene fatta coincidere con la “persona” e messa al servizio della costruzione dell’immagine della medesima (perché invece non scegliere un volto “comune”?).
In conclusione, con quella “cartolina” il PD ha lanciato un messaggio non credibile, attribuendosi un merito che non ha (e che non lo abbia è facilmente verificabile) e lo ha fatto attraverso una rappresentazione totalmente inadeguata. Una rappresentazione che non solo esprime una comunicazione dilettantesca, ma anche una grande distanza dal mondo reale, l’incapacità di comprenderlo. Nonché una sofisticazione che rischia di essere percepita come “falsità”. Appunto, un disastro. E un disastro perché il PD perde così di credibilità, il PD che dovrebbe costituire una forza politica di cambiamento, ma non demagogica e populista, e invece si perde in queste piccole “sofisticazioni”.
“Un disastro perché il PD perde così di credibilità, il PD che dovrebbe costituire una forza politica di cambiamento, ma non demagogica e populista, e invece si perde in queste piccole “sofisticazioni”.”
Il PD forza di cambiamento, non demagogica e populista, dopo una legislatura di maggioranza segnata da fallimenti economici ed umani con l’apoteosi nei quasi 3 anni del piazzista Renzi e della sua controparte femminile Boschi? Credibilità perduta e non recuperabile a chiacchiere, ancor meno se di questa qualità scadente e posticcia rispetto ad atti di governo perlopiù dannosi quando non in palese contraddizione.
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