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Ricevere un grazie da chi vive quotidianamente con la paura, per sé, ma soprattutto per la propria famiglia, dei razzi di Hamas, che non sono razzetti e, mi racconta, sono riempiti di palline di ferro, per colpire e ferire il maggior numero di persone, ricevere un grazie per quello che si è scritto, riempie di una enorme commozione.

Immagino la reazione di molti: chissà come ti emozioneresti a sentire i racconti di chi vive a Gaza. Ma quel grazie è perché chi vive a poca distanza da Gaza, con la quotidianità intervallata in continuo da allarmi e che sa che quei razzi possono uccidere, e hanno ucciso, ha sentito che nella marea di ostilità che circonda Israele, tra i tanti che minimizzano il peso che deve portare la popolazione di uno Stato da sempre costretto a difendersi, c’è qualcuno che prova a capire e prova com-passione.

Grazie a te amico israeliano che non conosco.

Spero che  israeliani e palestinesi (liberi dai fanatici del terrore) un giorno possano vivere sicuri e in pace.

Shalom aleichem

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